Ansia e depressione possono sparire insieme all’HCV
Oltre al danno al fegato, l’infezione da HCV (il virus dell’epatite C) può causare un ampio spettro di conseguenze extraepatiche[1]. In particolare, l’epatite C è fortemente associata a disturbi neuropsichiatrici come ansia e depressione, la cui frequenza nei pazienti con HCV, secondo gli studi, è superiore rispetto a quella nella popolazione generale[2],[3].Questi disturbi hanno un impatto negativo sulla qualità di vita[4] e, soprattutto in passato, hanno reso più difficile per i pazienti colpiti seguire i trattamenti per debellare il virus[5]. Con l’avvento delle nuove terapie, però, stanno emergendo nuovi dati che mettono in evidenza come l’eradicazione dell’HCV comporti spesso un miglioramento della salute mentale[6].
Ansia e depressione nei pazienti con HCV
Circa un paziente con HCV su tre presenta sintomi di depressione e/o ansia4, anche grave. Un dato di prevalenza molto superiore rispetto a quello della popolazione generale registrato da studi internazionali come l’ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders)[7]. La depressione, in particolare, risulta essere da 1,5 a 4 volte più comune tra i pazienti con epatite C cronica[8] e il rischio di suicidio da moderato a grave arriva al 18%[9].
Le cause
Il legame tra HCV e stati d’ansia e depressione, dunque, è stretto. Ma nonostante questo i meccanismi alla base non sono stati ancora del tutto chiariti. Si sa che il virus può arrivare a infettare alcuni tipi cellulari nel sistema nervoso centrale4 e che qui si può replicare attivamente[10]. L’HCV, quindi, può provocare un danno diretto e/o stimolare una risposta da parte delle cellule del sistema immunitario che promuovono uno stato infiammatorio e la morte dei neuroni. Le conseguenze possono essere cambiamenti neurocognitivi, tra cui, appunto, lo stato depressivo[11].
Oltre a questi fattori biologici, però, ansia e depressione nei pazienti con HCV possono essere dovuti allo stigma[12]. La distanza sociale e la percezione di rifiuto possono anche riflettersi negativamente sulla risposta al trattamento antivirale: i pazienti con maggiori disturbi neurocognitivi, infatti, spesso non riescono a mantenere l’aderenza alla terapia5. C’è però da dire che gli attuali trattamenti per l’epatite C hanno caratteristiche, come la minor tossicità e la durata inferiore, che hanno un impatto inferiore sulla qualità di vita del paziente e diminuiscono il rischio di mancata aderenza6.
Via il virus, migliora la salute mentale
I trattamenti attuali per l’epatite C sono molto efficaci e nel 95% dei casi[13] permettono di eradicare l’HCV dall’organismo, e possono portare a risultati interessanti anche sul quadro neurocognitivo dei pazienti. Molti studi clinici testimoniano un miglioramento significativo dello stato d’ansia e depressivo dopo l’eradicazione. Una recente ricerca polacca, per esempio, ha rilevato una diminuzione della prevalenza di ansia dal 30,4% al 19,1% dopo l’eliminazione di HCV, e un calo della prevalenza di depressione dal 35,2% al 18,2%[14], confermando quanto già visto in un’analisi della pratica clinica reale[15] pubblicata nel 2018 e in altre ricerche[16].
“Materiale di carattere informativo non riferibile a contenuti di prodotto e non finalizzato alla promozione del farmaco”
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[14] Slonka, J.; Piotrowski, D.; Janczewska, E.; et al. Significant Decrease in the Prevalence of Anxiety and Depression after Hepatitis C Eradication. J. Clin. Med. 2022, 11, 3044.
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