Quali sono le diverse forme di epatite?

Le epatiti virali sono infezioni che attaccano il fegato e, nonostante alcuni tratti in comune, si differenziano per i virus che le provocano e per la loro diversa frequenza di infezione e distribuzione[1]

Epatite A

L’epatite A è causata da un virus  (HAV) a RNA appartenente agli Hepatovirus, un genere della famiglia Picornaviridae[2], e nella maggior parte dei casi può essere asintomatica e con un decorso benigno che tende a risolversi in maniera spontanea. 

Può risultare letale con un’incidenza tra lo 0,1% e lo 0,3%, che può arrivare – negli individui sopra i 50 anni – all’1,8%.

Può durare da 1 a 2 settimane e può manifestarsi con febbre, nausea, malessere, dolori addominali e ittero; nei pazienti più giovani l’infezione da epatite A rimane asintomatica. 

La trasmissione è di tipo oro-fecale e il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o tramite il consumo di acqua o di cibi crudi o poco cotti, come ad esempio i molluschi allevati in acque entrate in contatto con scarichi fognari dove è presente il virus[3].

Epatite B

L’epatite B si deve invece al virus della famiglia degli Hepadnaviridae (HBV).
L’infezione è spesso asintomatica, a differenza della sua evoluzione che si manifesta con disturbi addominali, nausea, vomito e ittero; quest’ultimo è presente solo nel 30-50% delle infezioni acute negli adulti e nel 10% nei bambini.   Ha un tasso di letalità dell’1% che aumenta nei pazienti sopra i 40 anni.

A differenza dell’epatite A che non cronicizza, nel caso dell’epatite B la malattia diventa cronica nel 5-10% dei casi e questo rischio aumenta man mano che diminuisce l’età del paziente.

L’epatite cronica può portare – nell’arco di circa 5 anni – a cirrosi epatica, fino all’insorgenza di cancro al fegato, soprattutto nei casi con cirrosi.

La trasmissione avviene attraverso il contatto con sangue infetto: può quindi comparire a causa di trasmissioni di sangue o emoderivati contaminati dal virus o per via di tagli o punture con strumenti infetti (come rasoi, spazzolini o strumenti utilizzati per tatuaggi, piercing, manicure), o per via sessuale, o perinatale tra madre e figlio.

Nonostante il rischio di contagio tramite trasfusione sia quasi totalmente eliminato nei paesi industrializzati grazie ai controlli previsti, il rischio rimane per i tossicodipendenti, per coloro che praticano sesso non protetto e per gli operatori sanitari che possono entrare in contatto con persone e strumentazione infetti[4]

Epatite C

Hepacavirus (HCV) è il nome del virus dell’epatite C, la cui infezione acuta è spesso asintomatica e può rimanere silente per molto a lungo. Quando si manifesta ciclicamente, la malattia si annuncia con anoressia, nausea, vomito e febbre e dolori addominali.
Nell’85% dei casi la malattia diventa cronica e tra questi, il 20-30% dei pazienti sviluppa cirrosi (nell’arco di 10-20 anni) e tumore al fegato nell’1-4% dei casi[5].

Come per l’epatite B, anche qui la trasmissione avviene principalmente a causa di iniezioni, punture, ferite e tagli attraverso cui il soggetto entra in contatto con sangue o strumenti infetti (via parenterale), mentre il contagio per via sessuale è meno efficiente rispetto al virus HBV.

Guarda tutti i comportamenti a rischio

Nel caso delle trasfusioni di sangue ed emoderivati, i controlli adottati negli ultimi 25 anni hanno reso queste pratiche molto più sicure, anche se rendono potenzialmente esposti al rischio tutti colori che hanno avuto trasfusioni prima dell’introduzione dei protocolli di screening[6].

Epatite D

L’epatite D, detta Delta, è causata dall’agente infettivo HDV che per la sua particolare natura, infetta le cellule epatiche solo se sono già colpite dal virus dell’epatite B (HBV).

L’infezione può verificarsi in modo simultaneo da entrambi i virus HDV e HDV, causando un’epatite simile alla B oppure in caso di sovrainfezione, quando il contagio avviene in un portatore cronico di epatite B, porta a una nuova epatite acuta, in alcuni casi fulminante, come attestato nel 25-50% dei casi [7].

La modalità di trasmissione è la medesima dell’epatite B, così come le modalità di profilassi[7].

Epatite E

L’epatite E è provocata dal virus Hev, è molto simile all’epatite A e infatti spesso si risolve in modo spontaneo.

In rari casi, può avere una forma fulminante che si presenta più frequentemente nelle donne al terzo trimestre di gravidanza, con un tasso di letalità fino al 20%.

In comune con l’epatite A c’è anche la modalità di trasmissione che avviene per via oro-fecale e l’acqua contaminata da feci rappresenta il principale veicolo di infezione[8].


CODICE: IT-HCV-2021-02-0025

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